9/10 gennaio
Due tappe di avvicinamento senza particolari note, al netto che siamo di nuovo tornati in estate, da Paillaco a Lautaro, a los Angels; per cui vi dico in quante persone partire.
Viaggiare prevede la scelta oltre che “verso dove” anche “con chi”.
Io ho sempre viaggiato da solo.
Trovo che “uno” sia il numero perfetto per mettersi in viaggio. I motivi sono chiari: quando sei solo devi svangare ogni situazione con i tuoi mezzi ed è l’esercizio più efficace per capire qual’è la tua empatia con il mondo. Senza compromessi o giustificazioni. Altro numero perfetto è il tre. In tre la relazione e le decisioni sono facili. Si va a destra o sinistra? Ci si ferma o si prosegue? Si sale o si scende? Tutto è gestito in via democratica: due su tre vince non ci sono mai discussioni.
Viaggiare in due? Ecco che le cose si complicano.
Nel prendere le decisioni la maggioranza non esiste, quindi, o si è perfettamente in sintonia o… Si è molto attenti. Faccio solo un esempio. Quando mettiamo piede a terra dalla bicicletta io appoggio il piede sinistro, Paolo il destro.
Da lì in poi le nostre scelte sono tutte potenzialmente divergenti, eppure, sono quasi 60 giorni che condividiamo ogni istante della giornata che, in termini temporali, è più di quanto condividono certe copie in tutto un matrimonio, con la differenza che io e Paolo abbiamo avuto si e no due scazzi della durata di mezz’ora in totale.
Viaggiare in due significa essere abbastanza sensibili per sapere che è una gestione continua degli eventi.
Quando rinunciare e quando imporsi; quando lasciare e quando tenere. In definitiva Paolo per me è stato il compagno di viaggio ideale. Da lui ho imparato molto e grazia alla sua vivace intelligenza non avrei potuto trovare compagno di viaggio migliore; anche se mette il piede destro a terra.